CRACOVIA – IL GELO DELL’EST

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Cracovia con la neve. Mai avrei immaginato, con il brutto rapporto che ho con l’inverno e con il freddo in generale, di trovarmi catapultata in una delle città europee più gelide e, con mia grande sorpresa, completamente ricoperta di neve.

E’ stata una bella emozione. Non vedevo e toccavo la neve da anni e farlo a Cracovia, ha dato a questo viaggio un sapore più frizzante.

L’inverno polacco è rigido. Tanto rigido che le temperature percepite erano tutte sotto i -5 gradi e ho dovuto attrezzarmi con pantaloni termici, felpe di pile da mettere sotto ai maglioni, pelliccia e piumino imbottito. Gli scarponcini devono essere necessariamente dentellati sotto la suola, onde evitare di cadere sullo strato di ghiaccio che si forma sulla strada. Dopo questi piccoli consigli pratici per affrontare l’inverno a Cracovia, passiamo al racconto del viaggio.

Inizio Febbraio, si parte da una Napoli calda e si atterra all’aeroporto Balice di Cracovia completamente innevato. Lo spettacolo dall’alto era spettrale quanto affascinante. Ci siamo subito messi all’opera!

Come muoversi

Consiglio utilissimo per chi si sposta a piedi ma non è nuovo all’utilizzo di taxi o metro: a Cracovia il servizio di Uber è efficientissimo e molto economico. L’auto sempre puntuale, i prezzi contenuti (spesso anche più convenienti dei mezzi pubblici) ed è possibile osservare il percorso dell’auto direttamente sulla mappa. Un figata!

Prendiamo quindi Uber e ci rechiamo in albergo.

L’albergo

L’albergo che ci ospita è il Niebieski Hotel Art&Spa. Un elegante Hotel a 5 stelle affacciato sulla riva del fiume Vistola, che taglia la città di Cracovia. Una reception di classe fa fronte al bar dell’albergo, altrettanto moderno quanto elegante.

La stanza, una junior suite silenziosa, spaziosa e con divanetto e scrivania, ha un piccolo balcone con vista sul fiume. Al nostro arrivo, la vista era pazzesca: ha cominciato a nevicare e il paesaggio è diventato magico. Da lontano si vedeva, svettare in tutta la sua bellezza, il Castello Reale di Wawel. Ma ci arriviamo fra poco.

Il Niebieski ha una spa interna dove è possibile fare massaggi e usufruire della sauna, e una piccola palestra con gli attrezzi necessari a mantenere il proprio allenamento. Noi eravamo sul piano sia della spa che della palestra e abbiamo usufruito di entrambi grazie alla comodità della posizione.

La colazione, abbondante e continentale, si fa all’ultimo piano, in quello che la sera diventa il ristorante Vanilla Sky. Il ristorante Vanilla Sky serve una colazione a buffet assortita ed è specializzato in cucina fusion mediterranea e polacca. Qui ci siamo deliziati con una buonissima cena offerta dall’albergo. Stessa cosa è avvenuta con la pizzeria Fresco, il ristorante pizzeria che si trova nel piano interrato dell’albergo. Cosa dire… La lasagna era davvero buona!

GIOVEDì SERA

Siamo arrivati giovedì sera, quindi abbiamo trascorso la serata a pianificare quello che sarebbe stato il viaggio, facendo un giro in centro per prenotare le visite ad Aushwitz-Birkenau e alle miniere di sale (per quelle ci siamo attrezzati da soli!). L’unica cosa che abbiamo fatto, è stato mangiare al ristorante Czarna Kaczka The Black Duck. Un ristorante di cucina polacca dove io mi sono ammazzata di pierogi, stufati di carne e prugne e formaggi… Mentre Gianluca mi guardava con aria esterrefatta e incredula. Dice che mangio come un uomo! Quella stessa sera abbiamo prenotato per Resaturacja Starka, nel quartiere ebraico. E’ un ristorante molto affollato ed è difficile sedersi senza aver prenotato.

VENERDì

La sveglia suona presto: alle otto del mattino già siamo a fare colazione e alle nove già siamo in giro. Cracovia era completamente bianca di neve e assumeva un fascino ancora più particolare. La neve era bellissima! Ci siamo imbattuti in un parco e abbiamo scattato centinaia di foto! Una più bella dell’altra! Qui ho dimenticato anche l’ombrello che ho ritrovato intatto il giorno dopo! Finito di scattare siamo andati verso il centro.

Il cuore della Città Vecchia, proclamata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco è il Rynek, la Piazza del Mercato. Al centro del Rynek c’è il Mercato dei tessuti (Sukiennice) dove poter acquistare diversi souvenir e prodotti locali. Su un lato della piazza svetta la Chiesa di Santa Maria con le due torri di altezze differenti. Entriamo a veniamo colpiti dalla bellezza barocca di questa cattedrale.

Il pranzo lo saltiamo perché la colazione era più che abbondante, ma per chi vuole fare un mordi e fuggi, ci sono tanti ristoranti self service come Polakowski Self Service Restaurant, retaggio del vecchio regime comunista. Così ci fermiamo qualche minuto in uno dei tanti Costa Coffee disseminati nella città. Il cappuccino maxi è gigantesco! Lavoriamo un po’ al computer e poi ripartiamo.

Stavolta andiamo a visitare il Castello di Wawel, che noi potevamo vedere in lontananza dall’albergo e presso cui ci siamo recati una sera per scattare foto in notturna. Qui vivevano e venivano incoronati i sovrani del Regno prima che la capitale diventasse Varsavia. Molte stanze si possono visitare insieme alla Cappella Reale, al Tesoro reale e all’armeria medievale.

Il venerdì pomeriggio si fa intenso: ci rechiamo al museo nazionale Narodowe w Krakowie  per ammirare La Dama con l’ermellino di Leonardo e una mostra molto particolare, dell’artista polacco Stanisław Wyspiański, di cui nella gallery potete vedere è una parete con la tecnica ad incrostazione, che mi ha colpito tantissimo.

Torniamo finalmente in albergo, ci rilassiamo un po’ nella spa e andiamo a cena al ristornate Vanilla Sky dell’Hotel Niebieski, dove ho provato un piatto fatto di carne di pollo e verdure caramellate davvero delizioso. Il giorno dopo sarebbe stata una tappa fondamentale per la mia vita.

SABATO

Aushwitz-Birkenau. La tappa che aspettavo da tempo. Che mi ha cambiato, che mi ha lacerato e fatto vivere, sentire, toccare con mano, il dolore più profondo che l’uomo potesse provocare a un suo simile.

Abbiamo prenotato la visita con un’agenzia del posto e alle nove del mattino eravamo pronti per salire sul pulmino con la nostra guida italiana. La temperatura quella mattina era ancora più bassa. Arrivati davanti al campo di Aushwitz, abbiamo atteso qualche istante e siamo entrati.

Attraversare quel cancello è stato come un film, come l’immaginazione che si fa realtà. Sapevo molto della deportazione nazista, mi sono sempre documentata tanto e non mi sono mai stancata di ricordare, ma vedere è altra cosa. Le baracche di muratura, in parte, sono allestite a museo, dove sono ospitati i resti, gli oggetti, i simboli della deportazione. Non mi vergogno nell’ammettere che la prima lacrima mi è scesa davanti alla vetrina in cui avevano accumulato tonnellate di capelli di donna (venivano rasate e le chiome servivano per creare delle coperte di crine) e non ho smesso fino alla fine. Gli occhiali, le centinaia di valigie, i vestiti di bambino, le divise per affrontare inverni a meno 40 gradi che erano fatte di cotone. Tutto mi si è stampato nella mente e non lo dimenticherò mai più.

Della visita faceva parte anche la tappa di Birkenau, vero e proprio campo di sterminio, sorto perché il campo di concentramento di Aushwitz era diventato troppo “intasato” dal via vai di vagoni e treni. Si decide di costruire un binario che portasse direttamente al “Campo di betulle“, questo vuole dire Birkenau. Un colpo al cuore indicibile. La neve, che aveva coperto tutto, rendeva Birkenau ancora più grande. Gli aneddoti raccontati dalla guida erano tanto veri quanto dolorosi, la temperatura raggelava anche l’anima. Attraversato il lungo binario, siamo entrati in una delle baracche che ancora resta in piedi. I piani di legno dei “letti” (mi concedete di chiamarli così? Non so come poter definire quelle tavole), sono ancora originali. Il buio è fitto, l’odore acre.

La verità resta nel tempo e nessuno può distruggerla.

Usciamo. Zitta e muta. Non so che dire e pensare. Il mio cervello sta elaborando lo sconforto, lo sconcerto, la distruzione. Come è possibile che un uomo possa aver fatto questo? Certo che è possibile. Siamo noi quegli uomini. Dobbiamo stare molto attenti. Dalla cacciata del migrante allo sterminio, è un passo.

 

SABATO POMERIGGIO

Al ritorno da questa incredibile esperienza, eravamo provati, dal freddo e dalle emozioni. Saremmo dovuti andare a Nova Huta, il quartiere dove vivevano i 40.000 operai con relative famiglie dell’acciaieria di Cracovia. Secondo il regime socialista doveva essere la città ideale, con grandi viali, spazi verdi e una vita collettiva molto intensa, ma in realtà era un postaccio inquinato. Non ci siamo andati. Pazienza! Abbiamo fatto sosta per scaldarci in un bel bar della piazza principale e siamo andati in albergo. La sera abbiamo cenato al Ristorante Pizzeria Fresco del nostro Hotel e poi a nanna.

DOMENICA 

La Città Vecchia è attaccata ad un altro quartiere storico di Cracovia, il quartiere ebraico detto anche il Kazimierz, dal nome del suo fondatore, Re Casimiro il Grande. Per questo motivo, la domenica mattina, decidiamo di fare un salto qui, per scattare qualche foto e visitare l’intero quartiere. Per circa 600 anni ha ospitato la numerosa comunità ebraica di Cracovia, fino a quando non fu sterminata dai nazisti. Dopo decenni di abbandono ha ripreso a vivere grazie soprattutto all’attenzione portata dalle riprese di Schlinder’s List (fabbrica che si trova realmente a 20 minuti fuori dal centro). Qui c’è da camminare, da esplorare tra i vari palazzi, negozi e ristoranti che sono rimasti intatti. Da qualche parte si osservano stelle di David, si incontra gente che partecipa al mercato del vintage, si scorge il cimitero ebraico, ci si imbatte nella sinagoga più importante della città. Le vecchie botteghe, le scritte, qui è ancora tutto originale.

Dopo aver sostato qui, chiamiamo Uber e ci facciamo portare alle celebri Miniere di Sale di Wieliczka. Vi avevo accennato che ci saremmo mossi in autonomia e così abbiamo fatto.

Le Miniere di Sale di Cracovia -sono a 13 km fuori dal centro di Cracovia. Sono state la fonte di ricchezza dell’intera Polonia, con i suoi 300km di sotterranei, di grotte di salgemma e di laghetti interrati. Noi siamo arrivati qui con Uber, abbiamo acquistato il biglietto con la guida in italiano (assolutamente obbligatoria e con orari specifici durante la giornata – sul sito ufficiale troverete tutte le informazioni – Costo del biglietto: Adulti: 84 zl.) e siamo entrati. Il percorso turistico dura circa 2 ore, a meno che non vogliate proseguire per il percorso geologico, che dura 3 ore. Personalmente ho deciso di fermarmi a quello turistico, perché la bassa pressione e il fatto di scendere a centinaia di metri sotto terra, mi avevano portato forti giramenti di testa e debolezza alle gambe. Al centro del percorso ci si imbatte della “Cattedrale di Sale”, una vera chiesa di 54 x 12 metri dedicata alla Beata Kinga, la patrona dei minatori polacchi. Risaliamo! E attenzione! L’ascensore è in realtà un montacarichi buio dove vengono stipate otto persone con precisione. Non lasciatevi prendere dalla paura. E’ tutto normale!

Al ritorno eravamo stanchissimi! Andiamo subito da Mr Pancake a deliziarci di vero foodporn! Un posto che ho beccato tramite Instagram e che ho inserito in agenda tra le cose da fare a Cracovia. Non ci siamo pentiti! Il mio pancake al caramello e arachidi era qualcosa di indescrivibile… Meno quello di Gianlu, che lo ha preso alle fragole (perché, perché non mi stai mai a sentire?) e lo ha paragonato allo sciroppo per la tosse!

Finito il pancake si torna il albergo! Un po’ di riposo e si scende a scattare foto in notturna al Castello Reale. Aveva smesso di nevicare, la temperatura era molto bassa ma secca e sopportabile. Aspettare che Gianluca facesse i suoi scatti di notte per me sempre un piacere. Camminiamo un po’ e ci rechiamo al ristorante Starka che avevamo prenotato qualche giorno prima. Abbiamo mangiato cose deliziose: carne, verdure, dolci fatti in casa, tutto tipico della cucina ebraica. Ah, qui è ovviamente disseminato di ristoranti che offrono cucina kosher!

LUNEDì MATTINA

Il giorno dopo si va via!

Ci siamo alzati presto, abbiamo scattato qualche fono in albergo e siamo andati in aeroporto.

Un viaggio bello, profondo e ricco.

PS. Cosa mangiare a Cracovia

Il modo migliore per gustare la cucina di Cracovia è buttarsi in una jadłodajnia, una specie di trattoria che offre cucina tipica abbondante e a prezzi molto contenuti o un Mlecny Bar, ricordo del vecchio regime comunista dove si mangia self-service e difficilmente si pende più di 5 euro.

Piatti tipici

Pierogi – Ravioli ripieni di formaggi, carne o altro

Barszcz  – Zuppa di barbabietole e ravioli

Chlodnik – Minestra fredda di latte cagliato

Bigos – Sostanzioso stufato di carne (io l’ho preso alle prugne)

Zapiekanka, una baguette tagliata a metà e farcita come una pizza.  Ha un costo che si aggira attorno ai 5-7 zloti e la potete trovare facilmente nel Ghetto Ebraico.

Piaciuta questa guida su cosa vedere a Cracovia nel 2018? Allora aspettate il prossimo viaggio ma nel frattempo sfogliate la gallery in basso!

…e visitate la sezione TRAVEL con 30 mete in giro per il mondo

Grazie a

Hotel Niebieski Art&Spa e IceWatch

 

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