La tappa a El Cairo è stata interessantissima e molto emozionante. Non potevo andare in Egitto e non visitare questa splendida città. Abbiamo organizzato tutto tramite il villaggio: partenza alle 6.30 del mattino dall’aeroporto di Sharm El Sheikh e arrivo previsto per le 8. Inizialmente eravamo dubbiosi sul viaggio in aereo, perchè ci erano arrivate alcune voci riguardo alle condizioni precarie degli aerei utilizzati, ma i ragazzi dell’animazione ci hanno tranquillizzati comunicandoci che adesso tutti i voli per il Cairo avvengono con la compagnia di bandiera egiziana. Una volta arrivati a El Cairo, abbiamo incontrato la nostra guida, Nasser, Egittologo laureato in Letteratura e Lingua Italiana all’Università del Cairo, che ci ha accompagnati per tutta la giornata. Prima tappa il Monumento ai Caduti al centro della città. Seconda tappa Museo Egizio, dove non ho potuto scattare nemmeno una fotografia e che quindi rimarrà solo nei miei ricordi. Dato che per arrivarci abbiamo impiegato un paio di ore, all’uscita era ormai ora di pranzo, quindi siamo andati in un ristorante “rinomato” della zona, del quale non abbiamo apprezzato nemmeno il riso! Nel primo pomeriggio, dopo aver scattato qualche foto con alle spalle il fiume Nilo, siamo finalmente arrivati nella zona che ospita le Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, e la Sfinge: la necropoli di Giza. Avevo il cuore a mille: per me era un sogno trovarmi li! Non abbiamo resistito ad entrare nella piramide di Micerino che, ovviamente, essendo stata completamente trafugata dai tombaroli, era completamente spoglia: ma passare per quei cunicoli ripidi e stretti e immaginare che li, un tempo, ero tutto un luccichio di ori, gemme e avori, mi ha fatto venire la pelle d’oca. All’uscita, siamo scesi nella valle che ospita la Sfinge: una poderosa scultura monumentale a guardia delle Piramidi. Visto dal vivo non è come vederlo da un libro: per me che studio arte, è una gioia incomparabile poter fruire di un’opera d’arte direttamente nel luogo dove è stata concepita. Al termine di questa tappa ci siamo recati al centro specializzato per la produzione di Papiri per ascoltarne la storia. Si era fatto tardo pomeriggio e quindi ci siamo recati in aeroporto per tornare alla nostra Sharm. Mi rimarranno nel cuore tutte le antiche meraviglie della civiltà egiziana, che però contrastano fortemente con la realtà decisamente degradata che mi sono trovata davanti: un terribile caos, misto a miseria e degrado architettonico la facevano da padrone, che culminavano in quella che Nasser ci ha spiegato essere “La città dei morti viventi”: un cimitero abitato da così tanti anni da famiglie disagiate, che il Comune ha deciso di fornire acqua ed elettricità. Perfino piazza Tahrir era un groviglio di auto, cammelli e persone impossibile da districare. All’uscita dal museo e ai piedi delle Piramidi, bambini e uomini, in cerca di qualche Euro, ti seguivano “come angeli” per tutto il tuo percorso per vendere qualcosa. Un paradosso della povertà che agli occhi di noi occidentali sembra lontanissimo, ma che invece dista pochissimi kilometri dalle nostre abitazioni e che è difficile farsi spiegare da una guida, la nostra, che con gli occhi lucidi ci raccontava della difficile situazione che sta vivendo il popolo egiziano. Spero in una sua veloce ripresa: avrò sempre l’Egitto nel cuore.
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